La diocesi di Padova ha organizzato per tutti i fedeli laici un corso di introduzione alla teologia.

Un Corso di Teologia Morale

Dallo scorso novembre alla prima decade di Gennaio ho avuto l’opportunità di partecipare ad un corso di introduzione alla Teologia Morale Fondamentale, tenuto da Don Mattia Francescon presso la Facoltà Teologica del Triveneto. L’occasione, che raccomando a chiunque abbia interesse nella materia, è la Scuola Diocesana di Formazione Teologica proposta della Diocesi di Padova, un corso serale aperto a tutti coloro che desiderano approfondire il tema.

Ho ritenuto utile, preparando l’esame conclusivo, raccogliere i miei pensieri ed i miei appunti in una riflessione. Spero che questi appunti possano incuriosirvi ed esservi utili a conoscere questo interessante tema!

Impressione sul Corso

Il corso è stato una buona introduzione all’argomento.

In principio, si è riflettuto su cosa sia il fenomeno morale in sé: su cosa significhi parlare di come l’uomo dovrebbe agire, e sul perché questo tema sia un importante oggetto di riflessione. Si è poi proposto un laboratorio di analisi di una azione morale, cioè si è considerata la bontà o meno di una azione umana tramite uno schema di analisi strutturato, considerante non solo l’atto in sé, ma anche gli intenti, le circostanze, e la soggettività della persona agente.

Le successive lezioni hanno approfondito il tema introducendo diversi piani di riflessione morale, ovvero diverse angolature tramite cui il fenomeno morale può essere discusso e studiato. Si è parlato di piano fondativo, ovvero la riflessione su ciò che sta a fondamento della morale umana, che la giustifica e la rende esigibile, ma anche su come la natura umana si relaziona col bene, tramite la coscienza. Si è poi introdotto il piano argomentativo, ovvero quella parte del discorso etico che si occupa di esplicitare razionalmente la norma morale e costruire argomenti razionali utili a giustificare tale norma di fronte al prossimo e alla società; poi il piano formativo, cioè lo studio dei modi per trasmettere ed insegnare la norma morale al prossimo; ed infine il piano storico, cioè lo studio della morale da un punto di vista storico, inteso come l’osservazione di come la coscienza attorno ciò che è giusto e sbagliato sia maturata con l’evolversi delle società.

Il docente ha poi approfondito il tema della coscienza, inquadrando questa componente della natura umana come il luogo dove l’uomo si rapporta intimamente con l’innato – seppur a volte sopito o mal interpretato – desiderio di comprendere e fare bene. Il ragionamento si è soffermato sulla interpretazione biblica e tradizionale di questo fenomeno umano.

La parte finale del corso si è focalizzata sul tema del giudizio morale. Si è in parlato di come valutare con più profondità il rapporto tra l’atto in sé e la coscienza agente, cioè tra l’azione, il comportamento, e l’intento di chi la ha commessa, l’atteggiamento, ai fini di capire la bontà o meno di una azione. Si è discusso inoltre di come comportarsi quando il giudizio deve essere espresso prima dell’azione, cioè di come procedere quando, di fronte a una situazione che mette a repentaglio un qualche bene o valore, dobbiamo decidere quale sia l’azione migliore da intraprendere.

In questo frangente si è riflettuto sui casi limite della riflessione morale, proponendo dei principi di soluzione per tali situazioni: come valutare una azione che implica un duplice effetto, le situazioni di legittima difesa, la scelta del male minore. Brevemente, si è riflettuto sul concetto di atto eroico, cioè su quel genere di azioni che superano abbondantemente le richieste che la norma morale pone a ciascun uomo.

Ho trovato una sola debolezza al corso: una debolezza fondamentale – è, come vedrete, un gioco di parole, non un giudizio severo…

Il docente, in realtà legittimamente, dal momento che il corso si è svolto all’interno di un contesto di formazione cristiana, mi è sembrato dare troppo per scontata la propensione degli alunni ad accettare la possibilità di una riflessione morale oggettiva.

Mi spiego. Se l’uomo moderno possiede certamente delle intuizioni morali che da per assolute – “la violenza sessuale è male”, per esempio – spesso queste intuizioni non poggiano affatto su solide fondamenta razionali. Se interrogata, la persona media dimostrerà più delle volte di sottoscrivere ad una certa forma di soggettivismo morale: cioè l’idea che non esista una norma morale oggettiva e trascendente, vera a prescindere dalla comprensione che ne hanno gli uomini, come è per lo più accettato, ad esempio, per i fatti matematici.

È l’eredita culturale, ardua a morire, della contestazione; del sessantotto. Vietato vietare, e vietato imporre: non può esistere nulla di oggettivamente male od oggettivamente buono. Ovviamente, poiché una società non può sussistere su queste basi, questa concezione è poi repentinamente degenerata nell’equiparazione tra il bene morale e la – seppur rinnovata – convenzione sociale. Così questo paradigma non ha in alcun modo mutato la tendenza umana a giudicare frettolosamente e crudamente.

Tuttavia, quando si inizia a proporre riflessioni serie sulla norma morale, i più appaiono oggi perplessi. Ed è ciò che in effetti è accaduto in classe: molti fra i corsisti, che pure appartenevano ad una demografia “privilegiata” in questo senso (catechisti, attivisti delle parrocchie, o comunque cristiani cattolici), erano semplicemente non abituati ad approcciare un discorso morale che avesse pretesa di reale oggettività ed universalità.

Il dibattito in classe si è, in effetti, spesso incagliato su una serie di obiezioni sul modello del “per noi è sbagliato, ma magari per loro…”; ben conosciuto a chiunque abbia affrontato e risolto – almeno personalmente – il tema del realismo morale.

Su questo stava la debolezza, fondamentale, del corso: non aver premesso con più forza quali sono i fondamentali. Sarebbe servita, a mio avviso, una riflessione preliminare più decisa su cosa può giustificare l’esistenza di una norma morale reale, oggettiva, universale e assoluta, esistente a prescindere dal costume sociale e valida per tutti gli uomini. Nonostante, visto il contesto del corso, fosse ragionevole pensare di poter dare questa idea come premessa.

Il corso inoltre aveva la pretesa di proporre una riflessione morale valida a prescindere dal credo di una persona. La mia personale opinione è che questo non sia possibile, perché non può esistere una norma morale trascendente senza Dio; tuttavia questa è solo la mia opinione. Alcuni filosofi atei sono ugualmente realisti morali, penso ad esempio Sam Harris, e propongono norme morali fondate ad esempio sulla biologia e sulla evoluzione umana.

Si sarebbe potuto menzionarli brevemente; ma ciò che era importante, in ogni caso, era chiarire che può esistere una fondazione per una riflessione morale oggettiva e slegata dalle caratteristiche dell’epoca e della posizione geografica.

Questo sopratutto alla luce della profondità dei contenuti del corso. La ricchezza dell’approccio proposto per l’analisi morale, la serietà e la cautela con cui si è riflettuto sulla natura dell’esperienza morale sono stati elementi per me meravigliosi e rinfrescanti: specie in una società che tratta il tema dell’etica come un fastidioso sottoprodotto del costume.

Però tutto questo perde inevitabilmente di significato, se ci poniamo in un contesto di riflessione che considera la validità di un giudizio morale paragonabile a quella di un giudizio di gusto a tavola!

Nel complesso, ho ritenuto il corso stimolante e interessante. Il dibattito in classe è stato tutto sommato vivace e coinvolgente, mantenendo il tono delle lezioni abbastanza scorrevole. I contenti erano ricchi, ma presentati in maniera approcciabile anche per un pubblico senza particolari basi sul tema o sulla filosofia in generale. Non certo semplicissimo: tuttavia con il giusto impegno, e grazie anche alle fonti allegate alle dispense, credo che il tutto fosse affrontabile per chiunque.

Sicuramente la possibilità di confrontarsi con il docente ed i compagni in classe – il corso è stato in presenza – rende questo tipo di studio più piacevole. I contenuti sarebbero stati forse un po’ troppo complessi, sempre in relazione al livello previsto dalla Scuola, se il corso fosse stato svolto a distanza, come oggi a volte capita.

In ogni caso Don Mattia Francescon è riuscito, oltre ad insegnarmi molte cose nuove, a spingermi a mettere in discussione le mie preesistenti concezioni inesatte. Ho personalmente apprezzato molto tutta l’esperienza. Tuttavia ritengo che i corsisti che non avessero una opinione formata sul tema del realismo morale e sui fondamenti di questa morale oggettiva, non abbiano potuto godere del corso allo stesso modo.

Appunti di Teologia Morale

Unendo l’utile al dilettevole, ho deciso di elaborare gli appunti presi al corso in una trattazione sintetica sul tema della teologia morale fondamentale. Pubblicherò gli appunti divisi in quattro parti, una parte per ciascun venerdì a partire da questa settimana. Mi auguro vi siano utili!

Se desiderate confrontarvi sul tema o avere dei chiarimenti, potete scrivermi su Telegram.

Ecco la scaletta di pubblicazione:

  • Introduzione – 6 febbraio
  • La Bibbia e la Norma – 13 febbraio
  • La Coscienza – 20 febbraio
  • Il Giudizio – 27 febbraio

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