Olio su tela, 1852. Parthenon, Nashville. Immagine in alta risoluzione disponibile su Wikimedia Commons.
Ancora una volta sono capitato quasi casualmente su Frederic Edwin Church, cercando un’opera con cui accompagnare la lettera di Martinius sul suo passaggio a Kyeros.
Come per le sue altre opere, e per le opere di Thomas Cole, ciò che mi colpisce è l’unione tra la perfezione assoluta della sua tecnica e la romanticità dei soggetti scelti – spesso paesaggi meravigliosi.
In questo caso, vediamo un naufragio. Cosa rappresenta meglio di questo il destino avverso, l’incombenza inattesa nella vita e che tronca ogni progetto – quel particolare tipo di morte che è descritto da Martinius?
Come per le storie dei due Agustus, in questa composizione irrompe però un segno di speranza: la luce del sole squarcia le nubi ed irrompe, calda, nella scena. Un segno che mi sembra degnamente rappresentare quella mano che non cessa mai di offrirsi, protesa verso di noi.
Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
Salmo 40:3
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
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