Olio su tela, 1871. The Met, New York. Immagine in alta risoluzione disponibile su The Met.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finché tornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai.
Visitare un sito archeologico, se fatto con una certa presenza di spirito, non è così diverso dal visitare un cimitero.
Le grandi rovine del passato ci parlano dei tempi andati in cui esse erano gremite, ci richiamano alla vita di un tempo. Osservandole non possiamo non perderci in infinite domande e curiosità sulla gente che le ha erette e vissute: su come si vestissero, in cosa credessero, cosa pensassero mentre costruivano certi monumenti.
Tuttavia, quando torniamo in noi, non possiamo mancare di prendere coscienza della realtà che queste rovine testimoniano: che quella gente è passata.
Per quanto i lasciti del passato possano essere ben conservati, coloriti, grandi e degni di ammirazione, essi ci parlano sempre e comunque di un tempo che è svanito, e che non è destinato a tornare: possiamo conservarli, proteggerli, sigillarli in un museo, ma questo non può ridare loro la vita.
Così ho pensato che questa opera potesse bene associarsi al pensiero di Martinius sul Tempo. Rimando però alle sue parole, che vi incoraggio a leggere, per una conclusione più speranzosa a questa malinconica riflessione.
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