Una Natività di Giorgio Vasari. Il Verbo si Incarna nel Bambino Gesù nel Santo Natale. Il Verbo, facendosi uomo, rivela pienamente Dio agli uomini.

Il Verbo si è fatto carne

Oggi il Verbo si è fatto Carne. Ed oggi, poiché non poteva esserci un giorno migliore, ho deciso di lanciare, pur con ancora molte imperfezioni, il mio blog Verbum Caro; uno spazio online dedicato a riflessioni, articoli e racconti di ispirazione cristiana.

Voglio spendere qualche parola per inaugurare il blog, presentarvi lo scopo ed i contenuti che andrò a realizzare, e spiegarvi, senza entrare eccessivamente nel dettaglio del prologo giovanneo, perché ho scelto questo particolare nome.

Il Verbo si fece carne. Verbum caro factum est, nella Vulgata latina.

Si tratta di una affermazione paradossale, incredibile e potentissima, contenuta nel primo capitolo del Vangelo di Giovanni. Un capitolo intensissimo ed estremamente denso di significato, nonché carico di poesia, conosciuto come Inno al Logos.

L’Inno al Logos è probabilmente un brano al di sopra delle mie possibilità. Vi è troppo Bello in esso, troppo significato, troppo paradosso, troppe possibili letture perché io possa adeguatamente e dignitosamente rappresentarlo.

Tuttavia è un brano che per me ha significato tutto. Credo sia in grado di contenere, in poche righe, tutta la fede cristiana: i suoi dogmi, la sua giustificazione razionale, il suo contenuto emotivo. In qualche maniera, nell’Inno al Logos, c’è tutto. A me, quantomeno, riesce a parlare di tutto ciò che c’è nella mia fede. Per questo motivo ho deciso di dedicare il nome del mio blog a queste parole, tratte da esso: Verbum caro factum est.

Anche se non voglio, in questo momento, trattare estensivamente dell’Inno al Logos, non posso spiegare questa scelta senza parlarne almeno brevemente; e dunque, così faremo.

Oggi, nel giorno di Natale, il Verbo si è fatto Carne. Per capire quanto sia importante questa affermazione, dobbiamo anzitutto capire cos’è che si è fatto carne: cos’è, insomma, il verbo.

Giovanni 1: 1-4

In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;

L’attacco del brano è piuttosto chiaro: il Verbo è Dio, sin dal principio, preesistente tutti i tempi. Ogni cosa è fatta per mezzo del Verbo, e il Verbo è la vita e luce degli uomini. È grazie a questo Verbo se gli uomini hanno la vita, e se hanno luce: cioè la coscienza, la capacità di sperimentare e percepire il mondo e la realtà, la consapevolezza di essere vivi nel mondo.

Nella lingua originale del vangelo, il greco, Giovanni usa una parola speciale: Logos. In principio era il Logos. Questa parola, che certamente può essere tradotta verbo, significa però molto di più. È una parola che da l’etimologia a logica, ovvero l’insieme di regole a noi innate che usiamo per valutare e ordinare la veridicità di un gruppo di proposizioni collegate l’una all’altra. Il termine logos appartiene al campo semantico della ragione, la facoltà di applicare la logica nel pensiero per interpretare e descrivere con struttura il mondo.

Ma più ancora, utilizzare logos in questo contesto sottende una idea importante, che ha una forte affinità con la filosofia greca. L’idea che il principio che ha generato il mondo sia un principio razionale, una logica, una mente. Una mente compatibile con la nostra, poiché il mondo ci appare intellegibile, descrivibile con il nostro linguaggio, e non caotico e misterioso. Gli stoici chiamavano questa idea logos spermatikòs: la Ragione Seminale. La fibra razionale che ordina e genera l’esistenza.

È difficile farsi una idea concreta di un concetto così astratto, ineffabile e misterioso, ed è proprio per questo che ciò che viene dopo nel Vangelo di Giovanni è così potente:

Giovanni 1: 9, 14, 18

Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo. […]
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità. […]
Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

Queste parole parlano del mistero della incarnazione. Non voglio addentrarmi su questo tema ora, ma solo sottolinearne il significato generale: questo principio astratto e ineffabile, questa mente che fatichiamo a capire ma che ci è vicina – altrimenti non capiremmo la Sua creazione – è un uomo. E nel suo essere uomo, ci rivela Dio.

Si potrebbe parlare per ore della profondità di questo mistero, ma in questo momento voglio spiegarvi perché questo è così importante per il mio progetto.


L’identificazione del logos, del verbo, della parola, con Dio, cioè il Sommo Bene, ha un effetto importante: investe la Parola stessa, e specialmente la Parola detta attorno a Dio, di un significato e di una potenza eterni ed immisurabili. La Parola è quanto più vicino possiamo immaginare alla natura di Dio.

Ma questa idea sarebbe fredda e incompleta se non vi fosse questo secondo elemento di indescrivibile bellezza: la parola è un uomo. La parola si è incarnata in un bambino indifeso, che è stato nutrito da una madre, è cresciuto ed ha avuto degli amici, ha amato e lottato, ed ha sofferto il più grande dei calvari nella Croce.

Questi concetti, in relazione, non possono che suggerirci un amore ed una venerazione profonda, un rispetto cosmico e fondamentale, per ciò che è la Parola. Ed è per questo che Verbum Caro è il nome di questo blog.

Con Verbum Caro voglio proporvi una Parola che si ama e si rispetta, che parla, se non sempre di Dio, sempre con Dio in mente. Una parola che voglia sempre, attraverso qualsiasi tema o forma, attraverso la saggistica o la narrativa, amare, costruire, nutrire.

Non sia questo confuso con la pretesa, da parte mia, assolutamente pronto a riconoscere di non aver alcuna possibilità di insegnare aulcunché, di voler mettersi in una cattedra: non si tratta di questo. Semplicemente credo che una parola detta ponendosi gli obiettivi che ho citato, in qualche misura debba necessariamente raggiungerli, a prescindere dalle capacità di chi la proferisce.


Credo questo proprio per ciò che il Vangelo di Giovanni ci dice della parola: essa è respiro e natura di Dio, ed è respiro e natura dell’Uomo, dal momento che Dio, uomo si è fatto.

In Verbum Caro troverete i generi di parola che mi appassionano: la saggistica breve, la riflessione e la narrativa. Ma in entrambi i casi non potrò fare a meno di scrivere con lo stato d’animo e con i valori che vi ho presentato.

Mi auguro che ciò che vi proporrò possa essere per voi nutrimento ed ispirazione.

Vi lascio con delle parole del vescovo Robert Barron, fondatore di Word on Fire, pronunciate in occasione della sua visita a Praga, che mi hanno profondamente colpito ed orienteranno sicuramente il mio lavoro in questo blog:

R.do Robert Barron, Vescovo di Winona-Rochester

Speak of God. Speak of God. Speak of God! In season, and out; when it’s popular and when it’s not: when they prosecute you for it, and when they praise you for it; it doesn’t matter. Speak of God! […] That is the only way to preserve this great culture and to make it alive now.


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